Come aiutare un bambino timido a scuola

1/5 – Introduzione

Gioca tranquillamente con gli altri bambini, quando avete ospiti cattura l’attenzione di tutti, eppure davanti alle maestre arrossisce, si confonde, abbassa lo sguardo e farfuglia durante le interrogazioni. Oppure è sempre stato introverso, non fa amicizia facilmente, e temete che con l’ingresso a scuola le cose peggioreranno, che il suo temperamento gli sarà d’ostacolo.
Scopriamo assieme come possiamo aiutare il nostro piccolo timido nel contesto scolastico.

2/5 – Non assillarlo e non rimproverarlo

Se il vostro è un bimbo introverso con tutti, può essere che gli manchi la fiducia in se stesso, ma potrebbe anche darsi che sia la fiducia nel prossimo a essere scarsa. Dovete comunque ricordarvi che la timidezza non è un difetto, ma una caratteristica e che se percepite vostro figlio come, in qualche modo, “sbagliato”, lui penserà lo stesso di sé: non diventate genitori ansiosi, quindi, non assillatelo perché socializzi di più, non rimproveratelo se non è riuscito a dire tutto ciò che aveva studiato in un’interrogazione. Peggiorereste la situazione. Secondo uno studio condotto dalla Steinhardt School of Culture Education and Human Development di New York, gli insegnanti tendono a percepire i bambini timidi come meno intelligenti e meno bravi dei compagni: questo diventa assai penalizzante per il loro rendimento scolastico. Sono quei bambini che non alzano mai la mano in classe, che non intervengono nelle discussioni collettive, che non pongono domande e non sanno dare risposte, che se chiamati direttamente arrossiscono e spesso non rispondono, benché sappiano alla perfezione la lezione. Si mettono in un angolo e cercano di rendersi invisibili.

3/5 – Il rinforzo positivo

In questo caso l’aiuto che dovreste offrire al vostro bambino è su più fronti: genitoriale, sociale, personale. Anche qui, via al rinforzo positivo e bando, il più possibile, alle critiche. Come genitori chiedetevi che tipo di aspettative abbiate su vostro figlio: lui le percepisce e, se sono troppo alte, si chiude nel suo guscio per timore di deludervi. Cercate di non parlare mai male di lui, nemmeno quando ha combinato una marachella, con estranei e non prendetelo mai in giro, nemmeno bonariamente: alcuni genitori lo fanno con l’intento di rafforzare il carattere dei piccoli, creando involontariamente in loro un forte senso di disagio. Non permettete nemmeno che altri lo facciano. Fatelo invece sentire amato e apprezzato esattamente com’è, cercando di fargli arrivare il messaggio che sforzarsi, un passo alla volta, di superare questa timidezza, non migliorerebbe lui come individuo ma gli semplificherebbe la vita.

4/5 – Crea occasioni di socializzazione

Cercate di creare occasioni di socializzazione in cui possa mettersi alla prova, seguendo le sue inclinazioni: per esempio potreste iscriverlo a un corso di nuoto. Esistono inoltre moltissime scuole di recitazione per baby attori: magari non diventerà Marlon Brando, ma questi corsi sono utilissimi per vincere le proprie insicurezze. Evitate quelli eccessivamente competitivi. Ricordatevi però di non forzarlo mai: se la scuola di karate non gli piace, non imponetegliela. In un contesto diverso da quello scolastico in cui dovrà rapportarsi anche con altri bambini, mettendosi alla prova, soprattutto se riesce bene in quel che fa, pian piano imparerà a fidarsi di se stesso e, di conseguenza, a interagire col prossimo, anche il classe. Sarebbe bene teneste comunque presente, però, che se il suo temperamento è introverso lo potrete aiutare un po’, ma non potrete mai trasformarlo in un bambino spavaldo, ed è giusto che sia così: soprattutto rispettatelo, sempre.

5/5 Consigli

  • Nel caso di famiglie con più figli è importante cercare di non creare delle competizioni fra fratelli, che potrebbero far pensare a un figlio di essere migliore e all’altro di essere peggiore.
  • L’educazione alla manualità è importante nella creazione dell’autostima. Spronateli a realizzare dei piccoli lavoretti, senza interferire: il lavoro finale non deve essere bello, ma dimostrare che il bambino è capace di creare qualcosa.
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