Egocentrismo nei bambini

Come gestire l’egocentrismo nei bambini

Quella dell'egocentrismo è una fase molto delicata della crescita infantile. I genitori dovrebbero cercare di gestirla al meglio, per evitare che si trasformi in un atteggiamento accentuato

Egocentrismo nei bambini: quando e perché

Essere egocentrici significa pensare solo a se stessi, senza curarsi di quello che pensano o sentono gli altri. Ma nel caso dei bambini, l’egocentrismo è improntato semplicemente al fatto che si trovano in uno stadio evolutivo in cui non hanno ancora sviluppato il pensiero empatico. Di solito, intorno ai 18-24 mesi i bambini iniziano a sviluppare forme più o meno accentuate di egocentrismo, che li porta a pensare di essere al centro di tutto e che tutto gli appartenga. È una fase molto delicata, che i genitori devono cercare di gestire al meglio per evitare che diventi un atteggiamento più accentuato negli anni a venire.
L’egocentrismo, dunque, fa parte dello sviluppo dei più piccoli: attraversarlo e superarlo è naturale e salutare. Proprio per questo, i genitori non dovrebbero dargli più importanza di quello che realmente merita, ma armarsi di tanta pazienza e affetto. Vediamo allora come gestire l’egocentrismo nei bambini.

Insegnargli a condividere le cose

La prima cosa da fare per gestire l’egocentrismo del bambino è fargli capire che non tutto gli appartiene – come invece tendono a pensare i bambini a questa età – e che è necessario condividere gli oggetti con gli altri. Già in casa il genitore può abituare il bambino alla condivisione chiedendogli, per esempio, di utilizzare un suo gioco o un suo oggetto dando a lui, a sua volta, un proprio oggetto. La presenza di un fratello o di una sorella può inizialmente accentuare l’espressione dell’egocentrismo nel bambino; poi invece aiuta in maniera consistente il processo di consapevolezza. In ogni caso è bene armarsi di tanta pazienza: non mancheranno litigi e manifestazioni di rabbia da parte del piccolo e gestirli mette a dura prova i nervi.

Promuovere il contatto con i coetanei

Per lavorare sulla condivisione è importantissimo il contatto con i coetanei. All’asilo, per esempio, il bambino sarà, per forza di cose, costretto a condividere giochi ed oggetti; e, dunque, anche a capire che gli altri bambini hanno il suo stesso diritto di usare quegli oggetti. Il bambino verrà guidato dagli insegnanti in questo importante processo anche tramite giochi di ruolo adatti, che gli fanno capire che non può sempre essere al centro dell’attenzione e che, anzi, in determinati momenti deve lasciare il posto ai coetanei. Anche in questo contesto non mancheranno litigi o crisi di pianto, che andranno gestiti con calma e con pazienza. Si tratta di un processo difficile e lungo, ma necessario affinché il bambino possa integrarsi al meglio con i coetanei e con la società in generale.

Trovare delle alternative ai loro desideri

Se il bambino pretende di avere un determinato oggetto, non dobbiamo negarglielo con nervosismo e scatti d’ira, bensì intrattenerlo con un’alternativa che riteniamo più appropriata. In ogni caso, dobbiamo agire con calma, affetto e delicatezza e controllare il nostro atteggiamento, senza urlare ed evitando modi bruschi. Se il bambino insiste, ripetiamo di nuovo le stesse frasi senza alterazioni per non scatenare la sua ira. Un genitore, infatti, deve in ogni caso essere un buon esempio di calma e serenità per un figlio.

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